„Nel giugno del 1939 ANNEMARIE SCHWARZENBACH ed ELLA MAILLART partono a bordo di una Ford Roadster
Deluxe 18 cavalli dalla Svizzera verso l’Afghanistan. Le due donne non si conoscono molto, entrambe però vedono in
questo viaggio la possibilità di entrare in contatto con un mondo diverso, non troppo contaminato dalle logiche occidentali
del progresso e del profitto“
Schlagwort-Archive: Vetture
01.2021 – SMVC TI, VEICOLI ELETTRICI & IBRIDI: UN PO’DI CHIAREZZA
IL TEMA è di grande attualità, e suscita emozioni e reazioni contrastanti, soprattutto tra gli appassionati di Oldtimer. Apparentemente questi si dividono tra chi ritiene insostituibile il veicolo tradizionale e chi lo considera ormai una testimonianza del passato. Ognuno ha le proprie motivazioni, che sono quelle che tengono unito il nostro Club. Taluni considerano i veicoli elettrici (o altre tecnologie) come un tabù, altri hanno un approccio soft senza troppi entusiasmi. Poi ci sono quelli che già guidano questi mezzi e non intendono più farne a meno. Spesso il pensiero va al prezzo del veicolo, apparentemente superiore a quello di un mezzo tradizionale. Senza dubbio c’è molta disinformazione.
01.2021 – SMVC TI, Porsche 914-6 GT
914-6 GT – 1970 …“icona fin dalla nascita“…
GIANFRANCO CHRISTEN classe 1944, attento e competente socio SMVC Ticino dal 2010, maestro meccanico in pensione,
già capo della commissione d’esami e tuttora membro della Commissione federale per meccanici diagnostici, è un vero
intenditore: negli anni ’60 fu impiegato nella fabbrica Porsche a Stoccarda dapprima nel reparto riparazioni poi nel
reparto corse per la clientela. La sua vettura è un modello speciale da lui modificato e omologato con componenti
originali della Casa, che aveva prodotto questa serie in pochissimi esemplari per le competizioni.
„Già in età scolastica ero sempre alla ricerca di documentazione, modellini e tutto ciò che
riguardava la Casa di Stoccarda, della quale seguivo trepidante l’evoluzione. Nel 1970 realizzai il
mio sogno con l’acquisto di una VW-Porsche 1.7 da 80 CV: a quel tempo una vera novità. Ma
l’idea fissa era di possedere una vettura interamente Porsche, ed ero impaziente per l’uscita sul
mercato del modello 6 cilindri (frazionamento allora poco diffuso); dopo pazienti ricerche per
conto di un amico, trovai a Berna la vettura con ca. 16’000 km. Scoprii poi che la vettura era stata
importata nel 1970 in versione di serie (110 CV) ed esposta al Salone di Ginevra presso lo stand
Porsche.
Conoscendo l’amico sapevo bene che avrebbe rinunciato molto presto, per cui stabilimmo un patto: il mio aiuto nella
ricerca e nei consigli in cambio della cessione al sottoscritto al momento della separazione. E così fu: nel giugno 1972
acquistai la vettura con 19’000 km, e nel ’73 la trasformai nel modello GT con pezzi originali e omologazione di fabbrica.“
L’OBLIO. „Dopo un decennio di soddisfazioni, nel 1984 al rientro da una gara a Le Castellet con il Porsche Club Ticino (di
cui sono membro fondatore) inspiegabilmente misi l’auto su 4 cavalletti e lì rimase 20 anni, fino al 2004 quando mia
moglie e mia figlia mi convinsero a rimetterla in funzione. Ed è così che decisi – dopo 34 anni dalla prima entrata in
circolazione – di restaurarla completamente.“ Nei 4 anni successivi la vettura fu smontata in ogni minimo dettaglio:
carrozzeria, motore, cambio, sospensioni, sterzo, freni ecc. furono revisionati sotto la guida del maestro meccanico di
casa Porsche. La macchina doveva diventare come piace a lui, cioè perfetta. Naturalmente omologata FIVA. Da allora
Gianfranco viaggia regolarmente con la sua 914-6 GT per uscite con amici e di Club. A fine stagione pulizia totale, telaio e
motore, serbatoio pieno, finestrini leggermente aperti e aumento della pressione pneumatici: con un avviamento mensile
la macchina è pronta per la primavera successiva.
Storia & Tecnica
La carrozzeria Targa bassa e anticonvenzionale è quella della Volkswagen-Porsche ideata a metà degli anni ’60 per
sostituire l’altrettanto originale VW Karmann Ghia, già declinata nelle versioni 14 (sigla Typ1 Maggiolino, variante 4) e 34;
dal canto suo Porsche era interessata a sostituire la 912 con un modello relativamente economico. La sigla 914 si
potrebbe così interpretare come acronimo della 912 variante 4. Le due Case si accordarono per costruire una vettura che
potesse accogliere sia una meccanica VW che una Porsche; quest’ultima si incaricò di progettare telaio e sospensioni,
mentre la carrozzeria fu disegnata e poi assemblata da Karmann. Il posizionamento di mercato non proprio univoco
indusse il pubblico a qualche ironia, da cui il soprannome „Volks-Porsche“ (Porsche popolare); malgrado ciò la produzione
totale del modello in tutte le versioni e motorizzazioni superò le 118’000 unità, di cui oltre 70% esportati negli Stati Uniti. Su
alcuni esemplari furono montati motori più potenti – addirittura un 8 cilindri boxer – poi abbandonati per non entrare in
concorrenza con la 911. Il modello di questa pagina dispone del motore centrale 1991 cm3 6 cilindri boxer da 160 CV
potenziato grazie a componenti della 911S, cambio a 5 marce, carreggiata e carrozzeria allargate, freni a disco ventilati,
stabilizzatore posteriore, roll-bar interno e cerchi Fuchs con pneumatici Pirelli CN36, quelli posteriori maggiorati.
GIANFRANCO CHRISTEN classe 1944, attento e competente socio SMVC Ticino dal 2010, maestro meccanico in pensione,
già capo della commissione d’esami e tuttora membro della Commissione federale per meccanici diagnostici, è un vero
intenditore: negli anni ’60 fu impiegato nella fabbrica Porsche a Stoccarda dapprima nel reparto riparazioni poi nel
reparto corse per la clientela. La sua vettura è un modello speciale da lui modificato e omologato con componenti
originali della Casa, che aveva prodotto questa serie in pochissimi esemplari per le competizioni.
914-6 GT – 1970 …“icona fin dalla nascita“…
Conoscendo l’amico sapevo bene che avrebbe rinunciato molto presto, per cui stabilimmo un patto: il mio aiuto nella
ricerca e nei consigli in cambio della cessione al sottoscritto al momento della separazione. E così fu: nel giugno 1972
acquistai la vettura con 19’000 km, e nel ’73 la trasformai nel modello GT con pezzi originali e omologazione di fabbrica.“
NEL CLUB. „E‘ piacevole trovare persone con cui condividere la passione e viaggiare con vetture d’altri tempi. Oltre SMVC
sono membro del Club 914 Schweiz, con il quale partecipo a raduni internazionali, con molte vetture provenienti da Paesi
lontani (annualmente ca. 110 – 160 vetture) in qualche caso addirittura dal Giappone.“
© SMVC 2021 Marco Bernasconi
12.2020 – SMVC TI, Agente 007 e automobili
AGENTE 007: Licenza di… condurre idea e contributi di Cecilia Nussbaumer
La recente scomparsa dell’attore britannico Sean Connery, famoso per essere stato il primo ad interpretare James Bond nella fortunata serie cinematografica, ci ha dato lo spunto per ricordare alcune delle auto più iconiche guidate dall’agente 007 nel corso degli anni.
Il primo film esce nel 1962 ed è intitolato “LICENZA DI UCCIDERE” (titolo originale: DR.NO) dove un giovane Connery recita a fianco della nostra diva nazionale Ursula Andress (chi non ricorda la scena in cui esce dal mare indossando un bikini bianco e porta un coltello nella cintura?). L’auto ovviamente non può che essere British: una SUNBEAM ALPINE ROADSTER, modello costruito tra il 1959 al 1968 dalla casa automobilistica Rootes, con motore 1,6 litri da 80 CV. Nel film successivo (1963) “DALLA RUSSIA CON AMORE” l’auto di Bond porta un prestigioso marchio: si tratta di una BENTLEY 3 ½ LITRE del 1935: il primo modello dotato dei gadget inventati da “Q” per aiutare 007 a togliersi dai guai, tra i quali un telefono portatile.
Nato nel 1930 a Edimburgo da famiglia modesta, esercitò vari mestieri come il bagnino, lavapiatti, muratore, la guardia del corpo, per poi farsi notare come modello e iniziare una carriera teatrale all’inizio degli anni ’50. Ha interpretato decine di film di grande successo tra i quali HIGHLANDER, IL NOME DELLA ROSA, CACCIA A OTTOBRE ROSSO, GLI INTOCCABILI ecc. che gli valsero tra gli altri un premio Oscar e tre Golden Globe. Per chi ha superato gli „anta“ da qualche lustro è stato e sarà l’unico vero James Bond – agente 007. Sean Connery è morto a Nassau il 31 ottobre 2020, alla veneranda età di 90 anni.
L’icona per eccellenza dei film di James Bond è la ASTON MARTIN DB5 utilizzata per la prima volta in “Goldfinger” del 1964 e in altri successivi 6 film. Si tratta di una evoluzione della DB4, con un motore 4,0 litri, sei cilindri da 280 CV capace di lanciarla a 240 km/h. Molte automobili di prestigio hanno caratterizzato i film di James Bond, interpretati anche da altri attori tra i quali il britannico Roger Moore e le affascinanti Bond girls, una delle quali al volante della famosa FORD MUSTANG sul passo del Furka in „GOLDFINGER“ del 1964; vale ricordare anche la TOYOTA 2000 GT (2 soli esemplari costruiti) in „SI VIVE SOLO DUE VOLTE“ del ’67, o ancora la FORD MUSTANG MACH 1 in „UNA CASCATA DI DIAMANTI“ del ’71. Ma anche altre britanniche come la ASTON MARTIN DBS, o la LOTUS ESPRIT S1 addirittura in versione sottomarino in „LA SPIA CHE MI AMAVA“ del 1977. Nei film più recenti si sono poi viste macchine sportive e di prestigio come BMW Z3 E Z8, FERRARI 355, e ancora ASTON MARTIN, che però non hanno il fascino delle British „originali“.
© SMVC 2020 Marco Bernasconi
11.2020 – SMVC TI, Fiat 1100 E Musone – ritrovamento 2020
Fiat 1100 E Musone – ritrovamento 2020
Sembra il sogno di ogni appassionato: il cosiddetto „Scheunenfund“ cioè il ritrovamento di una vettura
d’epoca in un fienile. Si legge di questi eventi sempre più rari, ma viverlo di persona è assolutamente emozionante. Il
pensiero va a chi la vettura l’ha acquistata, utilizzata, messa via con cura; e anche a chi negli anni successivi si
occupava di avviarla e tenerla in efficienza. Ma il Tempo ha sempre il sopravvento: questa volta con uno spiraglio che
ha reso possibile la storia qui raccontata.
12 settembre 2020 Raduno SMVC Ticino, Bellinzona
Una gentile signora avvicina la nostra segretaria Paola e riferisce di avere un’auto degli anni ’50 appartenuta a suo
nonno, abbandonata da alcuni decenni in una cascina nella Riviera. Dalla descrizione sommaria riportata il presidente
(chi scrive) intuisce che potrebbe trattarsi di una Fiat 1100 „Musone“, così soprannominata per la caratteristica
calandra prominente. La signora invia poi alcune fotografie della parte posteriore, dove si intravedono le maniglie delle
portiere ad armadio. E‘ proprio lei, la 1100 E – Musone !
22 settembre 2020
Paola e Marco ispezionano la vettura, che appare intera, completa e senza corrosione passante. La carrozzeria azzurra
mostra i segni del tempo, ma è in buono stato, compresa la scocca. L’interno in skay rosso con sedili tipo scozzese è
pure in buono stato. L’usura dei comandi e del pavimento mostra che la vettura è stata usata a lungo. Le guarnizioni in
gomma sono intere, quelle in schiuma sono tornate allo stato della materia prima (colate). Il contachilometri segna
63’000, Marco pensa che abbia già fatto un giro.
26 settembre 2020
Nuova ispezione con Fiorenzo Bollati, socio SMVC e meccanico ispettore FIVA. Si concorda di tirar fuori il veicolo
dalla cascina, poi si valuterà se un restauro valga la pena. In base ad un vago ricordo, Marco fa alcune ricerche, e
scopre che la versione camionetta della Musone (la 1100 ELR) era la vettura di Peppone, nel film di Giovannino
Guareschi „Don Camillo Monsignore ma non troppo“ del 1961. La cosa si fa intrigante.
24 ottobre 2020
In presenza di un piccolo pubblico entusiasta, e persino di un cineasta (Tiziano Klein) la vettura viene estratta dalla
cascina, gonfiate le gomme e caricata sul rimorchio alla volta di Riazzino, nel garage di Fiorenzo. Lì saranno valutati gli
organi meccanici e lo stato effettivo. L’idea di Marco sarebbe di rimettere se possibile la vettura in strada, senza
tuttavia farla diventare nuova: uno stravolgimento non in linea con l’età e il carattere di questo bene culturale.
Nelle fasi di estrazione l’emozione cresce: spingendola e mettendoci le mani ci si accorge che le lamiere sono solide,
la meccanica oltremodo semplice e robusta, i componenti ci sono tutti. Non è tanto il modello – piuttosto popolare – a
creare tensione, ma il valore storico e culturale che questo rappresenta. Non è forse la vettura per collezionisti, ma
esprime certamente un valore per la storia della nostra gente. Una vettura onesta. Marco ne parla con suo padre, che
ricorda di averne avuta una per qualche tempo, poi venduta per trecento franchi: „la scanchignàva dapartütt parchè la
gh’eva mia ul telàr di pòrt“. Scricchiolava dappertutto perché non aveva il montante centrale tra le portiere.
L’apertura ad armadio, ancora oggi una prerogativa di poche vetture: ai tempi adottata solo dalla Lancia e forse pochi
altri costruttori.
Cosa farne
Fiorenzo ritiene che non sia economicamente conveniente intraprendere un restauro professionale, anche solo
parziale. Per cui è necessario decidere cosa farne: l’ipotesi più gettonata sembrerebbe quella di metterla all’asta con
un prezzo di base che copra almeno le spese di recupero.
Il comitato decide di informare i soci SMVC Ticino per sondare un eventuale interesse.
Per informazioni: ticino@smvc.ch oppure Marco 079 365 54 02